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vuole, anche più cristiani... ed è stata proprio lei a spinger-
mi a questo, lei, quella ragazza che lei disprezza!...»
«Io non la disprezzo, la compiango!...» e il Martinolli
provò un brividino, la sua pelle trasalì, un po per il
freddo, un po per aver osato forse troppo.
«Lei non ha alcun diritto di compiangerla! Compian-
giamoci tra di noi, piuttosto! Io, lei, il Gazza, Pedrelli,
quel farabutto di Mastrangelo, e tutti gli altri! Una
ghenga mafiosa che gira intorno al suo interesse come
una trottola... che non sa amare nessuno, voler bene...»
«Eh no, commendatore, no! Il suo non è amore, mi
scusi, ma...»
«Ma, che cosa!» gridò Doberdò.
«Una peccaminosa deviazione... senile...» balbettò il
Martinolli, scivolando sul «senile», bisbigliandolo.
«La chiami come vuole. Ma io, con quella ragazza, ci
sto bene, da papa ci sto, e voglio continuare a starci, e
non m importa di niente... Anzi, questa è l occasione giu-
sta per smetterla con le ipocrisie, con i falsi pudori e per
dire a lei, chiaro e tondo, a lei e a chi ha parlato con lei...»
«Nessuno, commendatore!» reagì Martinolli. «Nes-
suno. Un iniziativa personale, una vox populi, la prego
di credermi!...»
«... per dire a lei, e a tutti, che non intendo porre fine a
questa relazione. E se mi mettono i bastoni in mezzo alle
ruote, se tentano di girarmi nel manico, guarda un po ...»
il fiato di Doberdò cominciava a montare e, nell asciugar-
si, tutto il suo corpo spasimava «... guarda un po , io ci va-
Letteratura italiana Einaudi 214
Alberto Bevilacqua - La califfa
do a vivere insieme, notte e giorno, e un figlio ci faccio!
Un figlio!...»
«Commendatore, in nome di Dio, la prego!...» sup-
plicò il Martinolli, annaspando con le mani per aria, per
afferrare le vesti appoggiate in cima alla parete di legno.
«Che prego, e prego... Prima ti vengono a rompere le
scatole e poi scappano da Dio, come dalla mamma...
Adesso è lei che deve ascoltarmi!»
«Ma io che c entro?» piagnucolò Martinolli. «Se
usciamo dal seminato, se valutiamo gli aspetti mondani
della faccenda, io non c entro più nulla!»
Ma Doberdò, nella sua ira montante, non lo ascoltava
nemmeno: «Un figlio sano, bello, santoddio, un figlio co-
me si deve!... Un Doberdò col sangue dei Doberdò!...».
«O Gesù mio, che bestemmie!...» e il Monsignore,
senza finire di asciugarsi, si rivestì con le mani che tre-
mavano sui bottoni, mentre l altro proseguiva, urlando:
«Il mio sangue che non è senile per niente!... E senile
sarà lei, mia moglie, e tutti quanti!...».
«Gesù mio, che male ho fatto?...» e al Monsignore ve-
nivano i lucciconi del dispetto.
«... Il mio sangue che ha i suoi diritti, che mi avete in-
frollito voi, preti, approfittatori, donnacce da società!...
quelle sì che sono donnacce, e lo sa anche lei che lo so-
no, eppure ci scherza, ci ride, eppure ci va in casa!...»
«Un po di rispetto, commendatore, un po di rispet-
to!... per il sacerdote, almeno per quello!...» e accidenti
alla bottoniera che lo obbligava a starsene, ingobbito e
sconvolto dallo sdegno e dal timore, sotto quella valanga
di insulti e di grida.
«... Eppure quelle non le compiange... compiange
una povera ragazza che ha sofferto, che non ha fatto
niente di male a nessuno!... che non ha rubato come
tanti di voi, che mi state addosso come sanguisughe, che
avete approfittato di me, che non vi voglio più tra i pie-
di!...» Non era più un gridare, quello di Doberdò, era
Letteratura italiana Einaudi 215
Alberto Bevilacqua - La califfa
un rantolo. Martinolli si trovò finalmente con la tonaca
infilata e, scuotendo la maniglia, afferrò quell estremo
coraggio che precede la fuga. Aprendo la porta gridò:
«Allora proprio non vuole sentire ragioni... Allora de-
vo riferire che ci dichiara guerra a tutti!...»
«Vada via!...»
«E allora sa cosa le dico?...»
«Cosa?...» tuonò Doberdò.
Al Martinolli venne meno la scintilla finale: «Niente!»
gridò sbattendo la porta e il pretino, sconcertato, vide
uscire dal capanno il Monsignore con la tonaca mezzo
sbottonata, le scarpe slacciate, la fascia purpurea che gli
sventolava nella mano.
«Via di qui!» gridò il Martinolli. «Andiamo via!»
mentre, dalla porta spalancata, usciva ancora l invettiva
di Doberdò: «E glielo dica, a mia moglie, glielo dica...
che è basta anche per lei, e che ha smesso di rompermi
l anima, che avete smesso tutti, tutti!...».
Doberdò cadde in ginocchio, sulla pedana di legno, e
rimase così fin che il capogiro non gli passò, con le mani [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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