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Giovanni Gherardi - Il paradiso degli Alberti
lo scampo di messer Marsilio, e lui ogni dì alla prigione
vicitava; e confortandolo continuamente, uno dí andan-
do a llui trovò ch elli si posava e dormia. [160] E non
vogliendolo destare, cominciò messer Maffeo marchese
a confortare, dicendoli che sperasse, non avendo colpa,
non perire, e in pazienzia le sue fatiche portasse.
[161] A cui il marchese così disse:
 Io non credo che mai nascesse il più infilice uomo
di me per molte e molte cagioni. Io prima, sendo fan-
ciullo, perdei padre e madre; rimasi ricco: furonmi tolte
molte mie sustanzie per l età tenera; presi donna e coÙllei
più anni stetti anzi che figliuoli di lei avessi. Sommamen-
te lei amava; avenne che dapoi, facendo uno fanciullo, in
parto morì; di che io grandissimo dolore sì ebbi. [162]
Dapoi, crescendo il fanciullo con buona istificanza di
età di dieci anni, cavalcando io verso Peschiera e meco
sendo, mascalzoni m asaltaro e due miei famigli ucciso-
no e me gravemente feriro a morte e rubaron, e il mio
fanciullo se ne menaron; e così, me lasciato per morto,
scampai, e mai novelle non potei sapere dapoi del mio
figliulo, che sarebbe d età di venti anni. [163] E dapoi
più e più isventure, e al presente mi veggio vechio tanto
miseramente in prigione, niente di buono sperando, se
non tosto morire. Omai considera come confortare mi
posso; solamente una cosa um-poco mi franca, e quella è
la mia innocenza  .
[164] Bonifazio, che ogni cosa notava, e come d un
sogno si cominciò a ramemorare d alcuna cosa e a  ma-
ginare che per certo questo suo padre poteva essere, e
però così li disse:
 Messere, se voi vedessi vostro figliuolo, riconoscere-
stilo voi? 
A cui elli prestissimo rispondea:
 Non credo, ma bene, s io il vedessi nudo, io il cono-
scerei per uno segno ch elli ha molto chiaro nella spalla
manca  .
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[165] E Bonifazio disse:
 Or che è quello? 
A cui rispondea:
 Una piccola machia quanto un unchia, dove sono
peli come di lepre, imperò che, sendo la madre grossa,
di lepre ebbe vizio e quivi toccosse, secondo ci disse  .
[166] Bonifazio, che questo segno avea, udito quanto
detto era per lo marchese, ebbe per certo essere il suo fi-
gliuolo. E poi, sendo levato da posare messer Marsilio e
vegendo Bonifazio, molto si confortò; [167] a cui Boni-
fazio dicea:
 Messer mio, avesti voi mai sentore chi mio padre
fosse o donde? 
A cui il cavalieri disse:
 Bonifazio, che vuoi tu dire? Io ho te per figliuolo e
te tenerissimamente amo né altro padre credo che abbi
che io conosca o sappia  .
 [168] Allora Bonifazio verso e l uno e l altro disse: 
Questo è mio padre natrale  , mostrando il marchese; e
presto cavatosi i panni, il segno che  n sulla spalla manca
avea mostròe.
[169] Messer Maffeo, veduto il segno e udito il fatto
com era ito da messer Marsilio, ebbe tanta dolcezza e te-
nereza, cagiendo, sostenuto da Bonifazio. Più ore sanza
sentimento stette; per che, dubitando che morto non
fosse, con aqua fresca, nel viso spruzandogliele risentire
lo faceno. [170] il quale subito queste parole dicea:
 O glorioso Iddio, omai se a tte piace ch io muoia,
contento a tte l anima rendo, dapoi che tanta grazia con-
ceduta tu m hai, ch io ho ritrovato veduto il mio figliuolo
tanto miracoloso e gradito. E a voi, messer Marsilio, gra-
zia rendo alle stelle, che tanto bene a llui fatto avete  . E
guardandolo, per dolcezza ciascheduno piangea.
[171] Dapoi sanza soprastare parve a Bonifazio girne
al signore; e gittandosegli prima a piedi e piangendo di-
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rottissimamente, il signore che questo vedea forte si ma-
ravigliava e dicea:
 Bonifazio, che novelle sono queste? 
[172] A cui così rispuose:
 Signor mio, voi oggi mi potete fare il più lieto omo
che viva, imperò che certo sono che io ho ritrovato mio
padre naturale. Il perché, considerato io avere due pa-
dri, l uno per tanti benefici, l altro per l essere a mme
dato, e due tanto volorosi cavalieri, che a voi piaccia
quelli largirmi, ciò è messer Marsilio e messer Maffeo,
parendo a mme, questa grazia avendo, non potere avere
magiore felicità e dono  .
[173] Volle Azolino ogni cosa puntualmente sapere e
maravigliossi forte del caso della fortuna; poi a Bonifa-
zio così rispuose:
 Bonifazio, elli è tanto l amore ch io ti porto che, con
tutto che l uno e l altro di costoro meriti crudelissima
morte, io in parte farò contra mia coscienza per farti
apiacere. [174] Ora va e prenditi liberamente l uno di
costoro, ché io lo libero; sì veramente che ttu prendi co-
lui il quale ragionevolemente dèi secondo l obrigo a che
se tenuto; e se ragionevolmente nol fai, io ti prometto
che l uno e l altro, presente te, morire farò. E più sotto
pena della mia disgrazia di ciò non mi parlare  .
[175] Parve questo a Bonifazio durissimo partito; e
molestare il signore più non volea per paura di peggio,
né nella mente sapea che ellegere di fare. Adunche così
per più giorni stette anzi che di ciò a Azolino più ne par-
lasse.
[176] Ora dico a voi, venerabili padri e fratelli cordia-
li, e ancora a voi, valorosissime donne: che consigliate,
ponendo il caso che Bonifazio adomandasse consiglio
sopra cciò da vvoi?»
[177] Udito quanto il maestro Marsilio detto avea e
conchiuso nella sua novella, si cominciò per ciascuno
sopra ciò tritamente a pensare, parendo loro il caso mol-
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to bello e dilettevole a udillo e con molta piatade. Ma
perché non sanza molta disputazione e controversie si
potea istare sopra di ciò, si diliberò lascialla e a più com-
modo tempo riserballa, vegendo ancora l ora della cena
apressarsi. [178] Il perché il consiglio insieme ristrettosi,
piaque che, detta una novelletta, doverne andare a cce-
na; e comandatala Ginevra, con determinazione del pro-
posto e del suo consiglio, a Biagio Sernelli, il quale con
mille piacevolezze quella recusava dicendo:  Come are
io ardire di dire o novellare cosa alcuna là dove tanta au-
torità di tanti famosi padri e signori fossono? Certo io
niente dirò, e scuato voi m arete giustissimamente  , la
dolce compagnia tutti il riguardavano, e con uno onesto
ralegramento sperando cosa udire di molto sollazzo e
piacere. [179] E finalmente Ginevra a llui dicendo: 
Biagio, Biagio, fa quello che tt è comandato, se tu non
vuoi penterti de tuoi peccati!  , e sorridendo tacette.
[180] Biagio, che vedea che novellare a llui convenia,
così cominciò a dire:
 Reverendissimi padri, maestri e signori, e m è tanto
piaciuto la novella di messer Marsilio da Carrara che io [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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