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Vannosi a Firenze e lasciano quelli cani in guardia al
Piovano e dicono:
Noi vi racomandiamo questi cani quanto la persona
nostra; noi ci staremo in Firenze dua giorni e poi ritor-
neremo a starci con voi ancora quattro dì.
Disse il Piovano:
Lasciategli, ché io gli governerò quanto fossino mie
proprii.
E poi considerò in se medesimo e disse:
Quanta ingratitudine mi usano costoro! Sono circa
a trentasei bocche, le quali mi sono istate addosso cin-
que giorni; hannosi dato piacere, vannose a Firenze, la-
scianmi qui sedici cani e dicono ancora volere tornare
per qualche giorno, e di forse quaranta istarne hanno
prese non si sono degnati di lasciarmene uno solo paio.
Partitisi gli uccellatori, andava il Piovano Arlotto ogni
dì dua o tre volte a mostrare il pane a cani in questo
modo: portava uno bastone in mano e tre o quattro pa-
ni, andava nella istanza dove erano i cani e nel mezzo
gittava quello pane; e come li cani volevano torre il pa-
ne, e il Piovano dava loro delle bastonate, e così faceva
dua o tre volte il dì.
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Motti e Facezie del Piovano Arlotto
In capo di tre dì gli uccellatori ritornorono e vanno
dov erano i cani e dicono al Piovano:
Che vòle dire che questi cani sono sì secchi?
Dice il Piovano:
I non so quello si voglia dire; e non vogliono il pa-
ne, e fòmmene grande maraviglia.
Venne il Piovano insieme con loro con parecchi pani;
getta loro il pane. Come quelli cani viddono o udirono il
Piovano Arlotto, di subito si fuggirono e rimbucoronsi
in qualche luogo per paura. E come quelli cani viddono
l uscio aperto, di subito tutti si fuggirono e fu mestiero,
poi ch e cani se n erano fuggiti, che li uccellatori se ne
andassino sanza ritornare.
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Motto CXXXVI: [documento del Piovano Arlotto ad uno suo
popolano a gastigare la donna strana].
Era nel popolo del Piovano Arlotto uno uomo che
aveva una sua donna la quale tormentava, nonché il ma-
rito, ma tutto il vicinato, ed era bestiale, iscandolosa e
provana, e faceva sempre tutto il contradio di ciò che
l era imposto, in modo che il marito non sapea più che si
fare.
E qualche volta di questa sua avversità s era condolu-
to col Piovano, al quale forte ne doleva; e disse:
Io ti voglio innarrare una novella la quale avvenne a
uno mio caro amico e povero calzolaio, il quale aveva
una sua donna ritrosa come la tua, o più.
Istando in questa ansietà andò a confessarsi: al con-
fessoro increbbe di tanti tormenti quanti aveva costui da
questa sua donna e dissegli:
«Se tue potessi camminare, io ti darei uno modo da
gastigare costei», e in effetto che, se egli andassi infino
in Puglia al monte a Santo Agnolo e al monte Gargano,
Letteratura italiana Einaudi 190
Motti e Facezie del Piovano Arlotto
troverrebbe uno santo romito, col quale dovesse confe-
rire ogni cosa e con lui facesse una generale confessione,
perché lo cognosceva che era amico di Dio per le sue in-
finite e buone opere e santimonie: certamente, confessa-
to si fusse, da lui arebbe qualche buono rimedio a que-
sto caso della malignità perversa di questa sua donna.
E partitosi dal confessoro gli piacque tutto il consiglio
datogli dal detto frate. Per cagione il calzolaio era pove-
rissimo, andò a uno suo amico ricchissimo e con lui con-
ferì tutto il fatto, e come a ogni modo aveva terminato
andare a trovare questo santo romito, e che per Dio gli
si raccomandava che gli dessi aiuto di qualche danaio
perché era in grande calamità, acciò che potesse andare
a trovare questo santo romito.
Graziosamente sovenne il signore il calzolaio di pa-
recchi ducati e disse:
«Tu sai sono circa anni sei che morì mio padre; la-
sciommi ricchissimo e sanza alcun incarico; parmi ogni
anno diminuire e non accrescere la roba, né posso indo-
vinare donde si venga la cagione. Non giuoco, non gola,
non murare, non piatire, né nessuno altro vizio regna in
me, per lo quale io abbi a fare alcuna ispesa. E nondime-
no tutta via io do indrieto. Quando tu sarai a piedi di
quello santo romito, e detto gli arai il fatto tuo, ti priego
gli dica il mio e se mi sapessi dare alcuno rimedio».
E promessoli il calzolaio così fare, partitosi e venuto a
casa sua, volle toccare la mano alla moglie e da lei piglia-
re licenzia per andare al perdono.
Sempre gli rispose al contradio dicendogli:
«Vae, che non ci possa mai tornare», e molte altre pa-
role dispettose e villane.
Partitosi, e andò a suo cammino e giunto al monte a
Santo Agnolo e a monte Gargano e confessatosi dal san-
to romito, e narratoli i dua casi per li quali era venuto,
con brievi parole gli rispose:
«Dirai a quello tuo caro amico ricco che adoperi con
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Motti e Facezie del Piovano Arlotto
ogni sollecitudine di fare che ogni mattina sia il primo si
lievi in casa sua e la sera sia l ultimo a andarsi a letto, e in
villa e in Firenze, e così continui sempre sanza alcuna in-
termissione di tempo.
Del fatto della donna tua, quando te ne andrai passe-
rai da Manfredonia e innanzi giunga alla terra troverrai
uno ponte di legname in su uno padule, il quale si chia-
ma il Ponte all oca, dove fa d esservi giovedì mattina e
istavvi infino al mezzodì e poi va a tuo cammino.
Parve al calzolaio fussino i remedii molto deboli i
quali gli aveva dati il romito santo. Presa licenzia da lui
se ne andò; e giunto la mattina al Ponte all oca, si fermò
a una osteria vicina al detto ponte.
In sulla ora della terza vengano parecchi branchi di
vacche cogli figliuoli drieto che sì s avevano ammazzare
il venerdì per vendersi poi a Manfredonia.
Sempre quando dette vacche venivano, era grande fa-
tica a fare passare loro detto ponte.
Avevano quelli vergai certi pungetti aùzzi confitti in
su certe aste lunghe dua e tre canne; cominciano quelle
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