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alle sue spalle, era più vicino. Era vero che un incendio poteva correre più veloce di
un cavallo al galoppo? Per un raggio di forse cinquanta metri tutt'intorno, Ralph po-
teva vedere il terreno, cosparso di chiazze di sole: e dappertutto le chiazze sembrava-
no ammiccare, si velavano un momento e poi tornavano a risplendere. Ciò somiglia-
va tanto allo sportello che si apriva e chiudeva nella sua mente, che per un momento
egli pensò che l'ombra si facesse dentro di lui. Ma poi le chiazze si velarono più in
fretta, si oscurarono di più e sparirono del tutto, mostrandogli che una gran barriera
di fumo si alzava tra l'isola e il sole.
Se qualcuno spiava sotto i cespugli e per caso scorgeva della carne umana, po-
teva essere uno dei due Sammeric che avrebbe fatto finta di non vedere e non avreb-
be detto nulla. Posò la guancia contro la terra (aveva il colore della cioccolata), si
leccò le labbra secche e chiuse gli occhi. Sotto la macchia, il suolo vibrava legger-
mente; o forse sotto il rombo del fuoco, così evidente, e sotto gli ululati stridenti, c'e-
ra un suono più debole, che non arrivava a farsi sentire.
Qualcuno gridò. Ralph alzò di scatto la guancia dalla terra e guardò nella luce
offuscata. Adesso dovevano esser vicini, pensò, e il cuore prese a battergli con vio-
lenza. Nascondersi, rompere il cordone, arrampicarsi su un albero... che cosa era me-
glio, dopo tutto? Il guaio era che c'era una possibilità sola.
Ora il fuoco era più vicino: quegli scoppi come colpi di fucile erano dei grossi
rami, anche dei tronchi, che scoppiavano. Che stupidi! Che stupidi! Il fuoco doveva
essere arrivato quasi agli alberi da frutto... Che cosa avrebbero mangiato, domani?
Ralph si agitò, inquieto, sul suo piccolo letto. Che cosa si rischiava, poi? Che
cosa potevano fargli? Picchiarlo? E poi?
Ammazzarlo? Un bastone con la punta da tutte e due le parti.
Le grida, improvvisamente più vicine, lo fecero balzar su. Poté vedere un sel-
vaggio a strisce uscire in fretta da un intrico di verde e venire verso il suo nascondi-
glio, un selvaggio con una lancia. Ralph affondò le dita nella terra. Sta' pronto, ora, in
caso...
Ralph si rigirò la lancia tra le mani per disporla con la punta in fuori, e solo allo-
ra si accorse che il bastone aveva la punta da tutte e due le parti. Il selvaggio si fermò
a quindici metri e fece il suo grido.
Forse può sentire il mio cuore, più forte dei rumori dell'incendio.
Non gridare. Sta' pronto.
Il selvaggio venne avanti, e lo si poteva vedere solo dalla cintola in giù. Quella
era l'impugnatura della sua lancia. Ora lo si poteva vedere solo dal ginocchio in giù.
Non gridare. Un gruppo di maiali uscì strillando dal verde dietro il selvaggio e corse
via nella foresta. Gli uccelli gridavano, i topi squittivano, e un animaletto saltellante
venne nel nascondiglio e si acquattò.
Il selvaggio si fermò a cinque metri, in piedi presso il cespuglio, e gridò. Ralph
tirò indietro i piedi e si rannicchiò. Aveva lo spiedo in mano, lo spiedo con la punta
da tutte e due le parti, lo spiedo che vibrava in modo così strano e diventava lungo,
corto, leggero, pesante, leggero di nuovo.
L'ululato andava da una riva all'altra. Il selvaggio s'inginocchiò all'orlo del ce-
spuglio, e delle luci guizzavano dietro di lui, nella foresta. Si poteva vedere un gi-
nocchio posato su una zolla. Poi l'altro. Due mani. Una lancia. Una faccia.
Il selvaggio scrutava l'oscurità sotto il cespuglio. Si capiva ch'egli vedeva luce
da una parte e dall'altra, ma non nel mezzo... lì. Nel mezzo c'era buio fitto, e il sel-
vaggio contraeva i muscoli del volto, nello sforzo di decifrare l'oscurità.
I secondi si allungavano. Ralph guardava dritto negli occhi del selvaggio. Non
gridare. Tu tornerai a casa. Adesso ti ha visto. Vuol esser sicuro. Un bastone con la
punta.
Ralph gridò, un grido di terrore e di rabbia e di disperazione. Le sue gambe si
distesero, le grida divennero continue e pazze. Egli balzò avanti, proruppe fuori del
cespuglio, fu all'aperto, gridando, ringhiando, insanguinato. Vibrò lo spiedo e il sel-
vaggio fece una capriola; ma ce n'erano degli altri che venivano verso di lui, gridan-
do. Egli fece uno scarto mentre una lancia gli passava accanto e poi corse via in si-
lenzio. Di colpo le luci che guizzavano davanti a lui si fusero insieme, il rombo della
foresta divenne un tuono, e un alto cespuglio, proprio sulla sua direzione, divampò in
una gran fiammata a ventaglio. Egli piegò a destra, correndo disperatamente in fretta,
col fiato della vampa alla sua sinistra e l'incendio che avanzava rapido come la mare-
a. L'ululato s'alzò dietro di lui e si distese: una serie di brevi gridi acuti, segnale di
avvistamento. Una figura bruna si mostrò alla sua destra e sparì. Tutti gli animali del-
la giungla correvano e strillavano disperatamente. Li poteva sentire che frusciavano
nel sottobosco, e a sinistra c'era il caldo, lucente tuono del fuoco. Egli dimenticò le
ferite, la fame e la sete e fu tutto paura: paura disperata su piedi che correvano, vola-
vano per la foresta verso la spiaggia aperta... Delle macchie gli balzavano davanti a-
gli occhi, e diventavano dei cerchi rossi che subito si allargavano e dileguavano. Sot-
to di lui, le gambe (ma erano le sue, o le gambe di un altro?) cominciavano a esser
stanche, e l'ululo disperato veniva avanti terribile, pungente, irto di minacce, era qua-
si sul suo capo.
Egli incespicò in una radice e il grido che l'inseguiva si fece ancora più alto. Vi-
de uno dei rifugi divampare, il fuoco gli lambì la spalla destra, ma ecco lo scintillìo
dell'acqua. Poi fu giù sulla sabbia calda, rotolò due o tre volte, si rannicchiò col brac-
cio alzato per parare il colpo, cercò di gridare chiedendo pietà.
Si tirò su vacillando, pronto a nuovi terrori, alzò gli occhi e vide un gran berret-
to militare. Era un berretto bianco di marina, e sopra la visiera c'era una corona, u-
n'ancora, delle foglie d'oro. Vide un'uniforme bianca, le spalline, la rivoltella, una fila
di bottoni d'oro sul davanti.
Sulla sabbia c'era un ufficiale di marina che, meravigliato e circospetto, guarda-
va Ralph. Sulla spiaggia dietro di lui c'era una lancia, con la prua in secco tenuta
ferma da due marinai. A poppa c'era un altro marinaio, con un fucile mitragliatore.
L'ululato si fece sempre più esitante e cessò.
L'ufficiale per un po' guardò Ralph con incertezza, poi tolse la mano dal calcio
della rivoltella.
«"Hullo".»
Imbarazzato, conscio del suo aspetto sudicio, Ralph rispose timidamente.
«"Hullo".»
L'ufficiale annuì, come se avesse avuto la risposta a una domanda.
«Ci sono degli adulti... dei grandi, con voi?»
Muto, Ralph scosse il capo. Si voltò un po' indietro. Sulla spiaggia c'era un se-
micerchio di ragazzi immobili, dipinti a strisce di creta colorata, con bastoni aguzzi
in mano: non facevano nessun rumore.
«Ve la spassate,» disse l'ufficiale.
Il fuoco raggiunse le palme lungo la spiaggia e le inghiottì fragorosamente. Una
fiamma, che sembrava staccata, oscillò come un acrobata e lambì la cima delle palme
della piattaforma. Il cielo era nero. L'ufficiale sorrise allegramente a Ralph.
«Abbiamo visto il vostro fumo. Che cosa avete fatto? Una specie di guerra?»
Ralph annuì.
L'ufficiale esaminò il piccolo spauracchio che gli stava davanti. Quel ragazzo
aveva bisogno d'un bagno, tagliargli i capelli, pulirgli il naso e un bel po' d'unguento.
«Non avrete ammazzato nessuno, spero. Ci sono dei morti?»
«Solo due. E il mare li ha portati via.»
L'ufficiale si chinò e guardò Ralph da vicino.
«Due? Ammazzati?»
Ralph annuì di nuovo. Dietro di lui l'intera isola divampava.
L'ufficiale capiva, in genere, quando la gente diceva la verità. Fece un leggero
fischio.
Ora saltavano fuori degli altri ragazzi, alcuni dei quali molto piccoli, scuri, con
le pance gonfie dei piccoli selvaggi. Uno di essi venne vicino all'ufficiale e guardò in
su.
«Io sono, io sono...»
Ma non venne fuori nient'altro. Percival Wemys Madison cercava nella sua
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